L’abbraccio del tennistavolo vicentino e veneto a Renzo Renso. La colonna del Tt Nove/Marostica ha vissuto in prima persona il dramma del Covid pagando un prezzo molto alto. Lo scorso 29 dicembre il fratello maggiore Redi non ce l’ha fatta a vincere la battaglia contro il maledetto virus che aveva colpito anche lui.
Anche Renzo ne era stato colpito ma fortunatamente se l’è cavata senza alcuna conseguenza anche se è tuttora in attesa di poter tornare a giocare per i colori della sua squadra che sta disputando il campionato nazionale di serie C1.
“Tutto è successo il giorno del 13 dicembre – racconta il forte attaccante vicentino tuttora terza categoria che proprio ieri ha compiuto 57 anni – in previsione di un Natale senza la tradizionale festa di famiglia, abbiamo voluto trovarci tra fratelli con le nostre famiglie per un pranzo insieme. E’ stato proprio mio fratello Redi fra quelli avevano proposto la cosa. Era da molto che non lo vedevo e così sono andato. Purtroppo il giorno dopo quel pranzo tutti abbiamo avvertito strani sintomi e quasi tutti siamo risultati positivi al tampone. Io non ho avuto febbre ma solo una grande stanchezza, ma mio fratello è stato subito male. Febbre alta che non passava e dopo qualche giorno il ricovero in Ospedale. Lì è proseguito il suo calvario. Speravo sempre che dall’Ospedale non arrivassero notizie perchè quando ti chiamano è perchè la situazione è grave.
Abbiamo passato un Natale terribile nell’attesa e nella speranza. Dalla preoccupazione quel giorno mi è salita la febbre. Purtroppo la situazione è precipitata e Redi non ce l’ha fatta. Non l’ho potuto vedere nemmeno da morto. Mi resta il ricordo di quel 13 dicembre per lui fatale di quel giorno in cui per l’ultima volta siamo stati insieme.
Io adesso sto bene, ho superato senza conseguenze il Covid. Ora però dovrò attendere che sia trascorso un mese dall’ultimo tampone negativo per poter rifare la visita di idoneità agonistica e tornare a giocare anche se trovo assurdo che si giochi in questo periodo. Prima il Covid era nonostante tutto una cosa lontana, ora invece ne ho il terrore”.
AN.SI.